‘A Camorra Song’ Io

È il primo album degli ‘A67 e anche il primo concept album dedicato all’organizzazione criminale campana. La titletrack, impreziosita dal sax di Daniele Sepe, è un’invettiva contro i napoletani che invita a riflettere sul camorrista che c’è in ognuno di noi. Il ritornello spinge a ribellarsi al “sistema” perché, se nella smorfia napoletana la paura fa 90, allora la dignità “deve” fare il doppio: 180. L’album condanna senza mezze misure la camorra e la relativa connivenza culturale. Interamente cantato in dialetto partenopeo, tranne ‘o Funk, il disco spazia tra diversi generi, dal rap al rock, dal reggae al funk, dalla dance al jazz, e contiene la cover di Fabrizio De André Don Raffaè, in cui la band di Scampia chiede paradossalmente al capo della nuova camorra organizzata come si sconfigge la criminalità. Giocando col soprannome di Cutolo – ‘o prufessore – il secondino Pasquale Cafiero domanda al boss: come mai il napoletano, con tanti “professori” (e quindi tanti boss), non ha ancora imparato? Il secondino si risponde, da solo, che forse dovremmo cambiare il modo di sentire e il modo di guardare, sottolineando ancora una volta l’aspetto culturale del fenomeno criminale. In più diversi brani di questo disco sono stati usati come colonne sonore di diverse trasmissioni televisive nazionali e diversi film tra cui, La guerra di Mario, di Antonio Capuano.