Ciao Joe

Joe Amoruso fu quello più duro da convincere quando registrammo Naples Power, non perché non volesse, ma perché era perso dietro ai suoi guai. Quando lo chiamai per dirgli che volevamo suonasse nel nuovo album, nello specifico nella nostra versione di, “Viecchie, mugliere, muorte e criature”, dei Napoli Centrale, insieme a James Senese e Rino Zurzolo, mi chiese se ci fossero soldi ed io gli dissi subito di no, perché tutti gli artisti, più di trenta, erano venuti a titolo gratuito. Allora mi disse che lo faceva perché ci stimava ma che ora era impegnato in un nuovo progetto e mi licenziò dicendomi: “Sentiamoci tra qualche settimana.” Chi mi conosce sa quanto sono duro di testa e così lo richiamai, mi disse che era ancora impegnato e ribadendo la stima nei confronti degli ‘A67, mi disse: “Sentiamoci tra un mese dovrei stare più tranquillo.” Dopo un mese puntuale lo richiamai, non credo si aspettasse un’altra mia chiamata, e prima che trovasse altre scuse gli dissi: “Joe posso chiamarti altre mille volte se me lo chiedi, ma se non vuoi farlo dimmelo chiaramente.” Mi chiese scusa e mi ribadì ancora una volta la sua stima dandomi appuntamento allo studio di registrazione di lì a qualche giorno. Lo ringraziai senza dare peso alle sue parole, ormai mi ero arreso. Quando lo vidi arrivare all’appuntamento, con un’ora di ritardo, non credetti ai miei occhi. Dinoccolato scese da un’auto tutta scassata con i suoi occhi azzurri accesi come fari, il naso aquilino su cui poggiavano i suoi occhialini rotondi e quei capelli sottili come la criniera di un cavallo. Ci salutò con affetto e dopo dieci minuti passati a parlare del più e del meno mi chiese se c’era una canna… “Allora suoniamo?” Gli dissi che se mi dava le chiavi dell’auto gli andavo a prendere il piano, ma con disinvoltura rispose che non aveva con sé lo strumento: “Ma perché qui non c’è una tastiera? Anche piccola non fa nulla.” Sconvolto gli risi in faccia dicendogli che era unico. Trovammo la tastiera e quando planò sui tasti calò la magia e il silenzio.